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12 gennaio 2022
Giorno primo
È il 23 maggio 2023 e il mio visto per il Vietnam è ormai scaduto. Proseguendo il mio piano di viaggio secondo un ragionamento cosiddetto ad cazzum, sono finalmente riuscito a superare il confine per la Cambogia.
Chiedo così al taxista di portarmi alla capitale, Phnom Penh, pensando che fosse il gioiello di questo antico quanto misterioso regno. Grave errore.
Durante il tragitto, dei ragazzi in taxi con me mi indicano che Kampot fosse il luogo perfetto per me. Ho però già pagato il taxi e non mi va di sprecarli ormai. Nei giorni successivi, Phnom Penh si rivela una triste realtà, come mi avevano giustamente avvisato, e quindi, dopo ripensamenti vari, mi decido ad andare in questa misteriosa Kampot. Torno quindi tornare indietro, visto che Kampot si trova esattamente sul confine col Vietnam. Sento che è la cosa giusta da fare, e mi erano arrivati troppi segnali che sarei dovuto andare lì.
Finalmente arrivo in questa misteriosa cittadina della Cambogia e capitale dell’omonima regione. È sera e, a causa di un abbiocco non trovo il modo di cercare un alloggio. Mi fermo quindi sulla prima panchina sporca e decido frettolosamente di prenotare il primo posto che trovo per la notte.
Prendo quindi un altro taxi e finalmente giungo distrutto a destinazione. Era stato un lungo viaggio, considerato che sono partito all’alba. La proprietaria del b&b mi accompagna in un breve tour dove i vialetti sono costeggiati da piante di banano e mango. Nascosti in tutto questo verde arriviamo così ai bungalow: splendide capannette formate da intrecci di paglia e legno. Il bar del b&b invece, si trova sulla costa del Preaek Tuek Chhu, il fiume che irrompe la provincia di Kampot. Questo posto pullula di amache, rane gracchianti, bella gente e tavoli da biliardo.
Sembra proprio di aver scelto il posto perfetto.
Non potevo desiderare di più, anche se tutto questo ha un costo non indifferente per me che viaggio da due mesi: 10€. Sentivo che mi stavo viziando. La proprietaria mi mostra il bagno condiviso, e mi spiega che qui non troverò la lussuosa carta igienica. Per ideologia non la forniscono, in quanto favorisce il disboscamento e altre cose negative che non ho ben capito. Sorrido e annuisco. Mi dice poi che loro usano le foglie fornite dal loro rigoglioso giardino, ma se voglio posso portare la mia carta igienica. Continuo a sorridere non dando importanza a queste cose. In questo momento sto solo pensando a quale tuffo carpiato fare per buttarmi nel letto.
Giunge finalmente a termine questo tour e mi ritiro così nel mio meraviglioso e organico bungalow per il meritato riposo.

Giorno secondo
È Mattina e già sono di buon umore circondato da tutta questa natura. Apro la graziosa porticina in legno e guardando ai miei piedi noto che un mango mi stava aspettando per darmi il buongiorno. Lo raccolgo e proseguo verso il bar per una colazione alla francese, visto che l’alloggio è gestito da questa dolce famiglia della Francia.
Una volta tornato alla stanza, noto che un altro mango mi aspetta fuori dalla porta. Sembra proprio che qualcuno ne posizioni uno nuovo ogni volta io lo necessiti, o che le piante siano desiderose di mostrarmi la loro accoglienza. Penso che loro sanno sempre quando è il tempo giusto per consegnarlo al terreno e probabilmente hanno notato la mia presenza e desiderano così condividere questo atto d’amore.
Questa mattina non sono di fretta, fortunatamente non devo attraversare nessun travagliato confine. Voglio restare aggrovigliato in questa amaca di vimini leggendo il mio libro preferito: The Power of Now (Ekhart Tolle) e godere della vista, della vita.
Qui l’ispirazione per i miei progetti abbonda. La natura e l’arte sono indistinguibili.
Dopo un’oretta di lettura decido che è giunto il momento di capire questa famosa Kampot. Scopro sulle mappe che oltre ad offrire la possibilità di guadare il fiume, essa comprende le più famose piantagioni di pepe al mondo e un parco naturale enorme con montagne e cascate a disposizione di tutti. La natura sembra regnare sovrana e gli abitanti di quest’area stranamente la rispettano.
Oggi pomeriggio invece, credo che andrò a fare un’escursione in kayak per il fiume e poi noleggerò una moto per andare a visitare il tempio sulla montagna nel parco. So benissimo che sono tutti piani – bellissimi – che non rispetterò.
Decido di cambiare alloggio per la notte che verrà, anche se questo posto è magico. Questa decisione nasce da un fattore principalmente economico, considerato che sono abituato a spendere molto meno in questo sud-est asiatico.
Ho passato una splendida mattinata, ma il tempo di salutare questo paradiso è arrivato. Dopo una rapida ma efficace selezione del prossimo ostello basata sui parametri di costo, vibes, natura e recensioni, sono andato di persona a valutare la disponibilità.
Il proprietario mi accoglie come un amico e mi mostra le camere singole e il dormitorio. Scelgo quest’ultimo, visto il costo irrisorio (5€), considerato anche che sono l’unico ospite al momento. Il proprietario mi sembra proprio una persona di cuore. A giocare in giardino nel bel mezzo di un laghetto ci sono i suoi sorridenti bambini su una zattera autocostruita. Mi dice che necessita di un aiuto per questa sua nuova attività (gli alloggi appunto). Noleggio il motorino da lui (altri 5€) che è un catorcio: un freno è andato, così come le forcelle, tant’è che non riesco ad andare dritto. Ma è abbastanza. L’importante è avere una moto a disposizione e tornare a sentire quell’ indescrivibile sensazione di libertà.
Scelgo come prima destinazione un ecovillaggio verso la montagna, restando fedele al programma precedente di visitare il tempio alla cima. Mi fermo per quello che credevo fosse l’ecovillaggio, quando invece si rivela un bar/alloggio con un molo sul fiume.
Le vibes sono wow. Inspiegabili. Quello che credo sia il proprietario mi accoglie sorridendo da dietro il bancone, e si presenta complimentandomi per la mia floreale camicia vietnamita. Capisco immediatamente che è un bro. Credo che ci andrò facilmente d’accordo, e molto di più.
Le persone che vivono questo posto si rivelano tutte incredibilmente genuine. Scopro che molti di loro hanno letto o stanno leggendo “The power of Now”, proprio quel mio attuale libro life-changing. Mi meraviglio e capisco di essere proprio nel posto che stavo cercando a Phnom Penh.
Respiro aria fresca piena di speranza e gratitudine.
Finalmente ho trovato delle persone giuste al momento giusto e credo che dormirò qui domani notte, considerato che anche qui il prezzo non sarà un problema. In un paio di abbracci e strette di mani conosco tutti i ragazzi che lavorano e alloggiano qui: c’è Selma, Annaik, Will, un simpatico gruppo di altoatesini.
Dopo un paio di chiacchiere mi invitano ad unirmi a unirmi a loro per la cena ad un ristorante francese. Mi dico “perché no?!”, mollo il telefono e mi preparo per la serata.