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Tempo di lettura: 5 min

8 aprile 2022

Ristorante Francese e la Cena Inaspettata

Ad esser sinceri, pensavo che questa grande avventura cambogiana fosse terminata con l’episodio precedente. Ma la magia non finisce mai così facilmente…

Riprendiamo.

Giorno secondo: sera

Ci ritroviamo così al ristorante di cucina francese. Posto tranquillo, abbastanza normale. Siamo una decina tra ragazzi e ragazze più una coppia più anziana di canadesi che stava al tavolo a fianco che si è appena aggiunta a noi. Non ci faccio troppo caso.

Durante la squisita cena discutiamo su come la consapevolezza sia il fulcro di ogni cosa, quando, ad un certo punto, mi rendo conto di una cosa rara e bellissima: mi sentivo ascoltato. Mi fa strano, succede raramente. E ne sono felice.

Scopro che tutti i ragazzi con me stanno studiando all’università un qualcosa relativo alla sostenibilità e in comune sentiamo un profondo senso di dovere nel voler cercare di rendere migliore questo mondo.

Avevo buon cibo, natura e persone interessati intorno a me. Mi serviva altro? Non credo, ma altro arrivò.

Giunti al termine della cena, il canadese in fondo al tavolo decide di pagare la cena per tutti. Wow! Poco fa stavo giusto pensando al fatto che questa cena sarebbe stata un duro colpo per le mie economie, considerata la quantità e qualità di cibo.

Il canadese sembra il solito personaggio Hollywoodiano o comunque un imprenditore sulla 50ina che ha fatto i soldi veri, tanti, forse troppi, e ora si sta godendo la sua immeritata vacanza dopo aver cacciato qualche cliente e mandato affanculo dei collaboratori con un sigaro in bocca. Dice che è ben felice di pagare per tutti perché è la sua ultima notte qui e ci voleva ringraziare della compagnia.

Brindiamo tutti insieme e lo seguiamo nel suo b&b sotto suo invito per continuare le nostre celebrazioni alla vita.

Ok. Devo dire che tutto questo era assolutamente inaspettato e bellissimo, ma cazzo, una volta entrati in casa, tutti contemporaneamente esclamiamo un lungo: “WOOOOOOH”.

La Casa del Canadese: Un Luogo Fuori dall'Ordinario

Ebbene sì, la casa è fuori da ogni aspettativa. Ha una cucina con soggiorno open-space che da sul giardinetto interno. Un giardino che divide la zona soggiorno con le camere! What the fuck. Il tetto semiaperto permette di osservare la luna che ci sorride, mentre palme e altre piante tropicali decorano questo splendido salotto naturale. Alcuni di noi decidono di continuare le conversazioni sdraiati sul verde e perfetto giardino. Sto per raggiungerli quando penso che questo canadese che ci ha offrendo il pasto e il posto potesse avere una storia interessante. Mi siedo affianco a lui e prontamente ci offre un Cabernet Sauvignon del 2019 dal gusto avvolgente e dolciastro. Mi sento coccolato.

Storie di Vita Fuori dall'Ordinario

Lui è, come si dice in gergo, “un personaggio”: capelli mossi tirati all’indietro, occhiali da sole, camicia aperta con vista su pancia, canna in bocca e un souvoir fair da qualcuno che ne sa qualcosa.

Gli espongo la mia ipotesi della possibile storia interessante e lui prontamente mi risponde con un: “Fuckin’ hell yeah”.

Mi racconta brevemente che faceva l’autista del suo amato camion/furgone per famose band in tour per tutto il mondo, ma quel lavoro da 20 anni a questa parte non poteva più farlo. Dice che ha seguito artisti come The Grateful Dead, Eminem, e altri che non conosco, ma la cosa più sconvolgente è che lo faceva sempre sotto acidi!

Mi racconta che attraversava spesso la frontiera Messico-America sotto l’effetto di una qualche droga che gli passava di mano, ma non solo. Per fare più soldi, quei soldi veri che avevo fiutato precedentemente, ammette di aver pure aiutato il cartello messicano a trasportare kili, se non quintali, di cocaina. What the hell davvero.

Continua dicendo di non poter più fare quel lavoro perché l’ultima volta l’avevano beccato alla frontiera sotto allucinogeni e con 500kg di roba. Ma il cartello prontamente aveva sistemato tutto: in 4 ore era fuori dai casini. Il rovescio della medaglia fu che perse il suo camion da mezzo milione di dollari e la possibilità di ricominciare quel lavoro. Quindi ora dice di gestire il business di un’importante impresa di spazzaneve in Canada che gli fornisce abbastanza soldi da dover lavorare solo 4 mesi l’anno. Non male, penso.

Ammette che il cartello non è la cosa più pericolosa a cui sia andato incontro, ma che è stato in guerra nella ex Jugoslavia qualche decina di anni fa, ed è finito in una qualche imprecisata prigione per ben 3 anni. In quel posto dimenticato da Dio riporta che circa 1650 persone su 2000 sono morte per le condizioni disumane a cui erano sottoposti. A lui fortunatamente è andata bene: dopo anni di ricerche un suo caro zio lo ritrovò e pagò profumatamente per tirarlo fuori di lì.

Rivela poi che ora i soldi non sono un problema; era stato abbastanza furbo in passato da conservarli bene, accennando un suo fumoso conto alle Bahamas.

Nel mentre di questi racconti, continua a rollarsi canne di erba con l’aggiunta di questo gommoso materiale nero non meglio identificato. Gli chiedo cosa sia e mi dice prontamente che è oppio. Figurati. Penso di aver trovato un personaggio mitologico.

Torno per un attimo in cucina dove mi presento alla sua compagna. È adorabile, sembra proprio una persona tranquilla e di cuore. Interrompe subito questo mio pensiero specificandomi che proprio in quel momento è sotto l’effetto di un mix di acidi. Me lo dice con una calma assurda. Sembra molto esperta e a suo agio con le droghe, e mi spiega le motivazioni sul perché non debbano essere mai mischiate tra di loro. Da non dimenticare che nel frattempo stava sorseggiando un bicchiere di vino, fumando una sigaretta e facendo qualche tiro della canna con oppio. Ma penso di non sentirmi minimamente in pericolo. Anzi, mi sento quello strano ora.

Incontri Inusuali e Visioni per il Futuro

Dopo un paio d’ore, gli altri ragazzi decidono di abbandonare. Si è fatto tardi ormai, ma chiedo di rimanere perché la serata sembra essere troppo interessante per mollare. Saluto i ragazzi e rimango quindi solo io con la scoppiettante coppia canadese.

La ragazza, Sfeffany, rivela di avere 25 anni. Mi spiega che prima lavorasse online come sex worker ma che ora ha cambiato mestiere. L’ha fatto per qualche anno per guadagnare più soldi possibili in poco tempo e rispettando comunque la legge. Ora invece è molto focalizzata a lanciare il proprio sito, che permetterà a persone che lavorano nel mondo dei contenuti per adulti di avere uno spazio espositivo. Una vetrina online enorme. Mi spiega nella maniera più calma possibile che è necessario per tutte quelle persone che lavorano per strada o che hanno la propria piccola attività ma sconosciuti ai più.

Il ricco canadese invece, Sunny, quando scopre i miei studi in agraria mi rivela che vuole aprire una specie di fattoria qui in Cambogia. L’idea sarebbe quella di mettere in affitto terreni a lungo termine per permettere alle famiglie povere di permettersi di coltivare a costi irrisori. Ci tiene molto a questo Paese, soprattutto perché è uno dei più poveri dell’Asia. Sembra raccontare come se fosse veramente cambiato dalla sua precedente pazza vita. Vuole lasciare qualcosa di buono alle persone, che potrà durare anche dopo la sua morte, a 67 anni, come gli aveva comunicato una strega in Croazia.

Mi rivela anche che qualche anno fa, prima di incontrare Sfeffany, voleva diventare un pastore ebreo e che la ragazza lo aveva “salvato” da quel destino non suo. Mi diceva tutto questo mentre stava riempiendo per l’ennesima volta i nostri bicchieri con dell’altro vino e chiudendo l’ennesima canna con oppio.

Un'Incredibile Notte e un Addio Indimenticabile

È tardi ormai, e mi rendo conto di non avere più energie per continuare una conversazione in inglese. Sono K.O.

Loro gentilmente mi invitano a rimanere lì a dormire, visto che la l’incredibile casa ha pure una stanza extra per gli ospiti che sporge sul giardino-soggiorno. Li ringrazio di cuore, ma non voglio buttare i pochi euri che ho pagato per quell’economico letto con cacca di topo sul pavimento. Anche se in verità dovrei assolutamente togliermi le lenti a contatto che mi stanno bruciando da ore nelle pupille.

Decidiamo quindi di scambiarci i contatti per quando Sfeffany sarà per la prima volta in Europa e ci salutiamo caldamente.

Torno così all’ostello e mi tuffo nel mio comodissimo sporco letto. Che dire, pensare che all’inizio volevo solamente visitare un eco-villaggio.

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